"Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà"
Epitteto, filosofo greco - I° secolo d.C.
L’ascolto attivo si fonda sulla creazione di un “clima” in cui una persona possa sentirsi compresa, quindi è necessario essere realmente disponibili a comprendere ciò che l’altro sta dicendo, ma al tempo stesso si deve ascoltare anche se stessi, le proprie reazioni ed eventualmente il proprio “disagio” quale indice dei limiti del proprio punto di vista.
È necessario anche accettare il nostro “non sapere” e la nostra difficoltà a capire, per stabilire un rapporto di rispetto e riconoscimento reciproco.
Tutto questo non è facile per noi, ne è naturale, poiché abbiamo sempre la necessità di classificare ciò che ci circonda e, di conseguenza, la tendenza al giudizio…ma è esattamente ciò che non si deve fare se si vuole realmente ascoltare. Lo stesso vale per la facile tendenza al “consiglio” per risolvere eventuali problemi di chi ci parla.
In realtà è più facile creare barriere alla comunicazione utilizzando messaggi più o meno espliciti di rifiuto, come, ad esempio, interpretare ciò che l’altro dice, moralizzare, cambiare argomento.
Ecco perché, per l’ascolto attivo, è necessario seguire alcune regole:
· Ascoltare il contenuto, cioè ciò che ci viene detto , raccogliendo tutte le informazioni necessarie sulla situazione contingente, facendo domande per chiedere chiarimenti
· Capirne la finalità, cioè capire perché il nostro interlocutore ci sta dicendo qualcosa, cercando di capire qual è il suo punto di vista
· Osservare la comunicazione non verbale, quale indice dello stato d’animo dell’interlocutore, nonché spia di segnali contraddittori
· Controllare le proprie reazioni e la propria comunicazione non verbale, cioè essere consapevoli dei messaggi che si sta inviando
· Ascoltare con partecipazione senza giudicare, cercando di mettersi nei suoi panni per capire i suoi sentimenti, mantenendo però la consapevolezza che il problema non è nostro.