Propongo una riflessione...
Perchè il formatore oltre a sapere-saper fare-saper essere deve anche saper ascoltare?
Il formatore ha a che fare con le "risorse umane" e questo termine implica che ogni essere umano è una risorsa, in questo senso "saper ascoltare" produce un doppio effetto: valorizzare la persona con cui si interagisce (che dovrebbe essere l'obiettivo di ogni formatore) e al tempo stesso, la condizione di apertura con cui il formatore si pone, gli permette di imparare qualcosa di nuovo, di attingere da questa risorsa.
Se l'obiettivo del formatore è permettere alla persona di conoscere e sviluppare il suo potenziale, bisogna sempre tener presente che esistono più verità, che poter disporre di più chiavi di lettura è una competenza essenziale per essere flessibili e aperti al nuovo e al diverso.
Ecco che "l'ascolto attivo, oltre a essere uno strumento per sentire e rispettare l'altro affinché prenda in mano il proprio processo di apprendimento, di sviluppo e di cambiamento personale" diventa anche un'opportunità per "arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, di esperienze e di vissuti significativi".
Questa riflessione prende spunto da un documento trovato in internet intitolato
"Carta dei valori dei formatori" (http://www.ti.ch/DFE/DR/SRU/CEFOS/direttive/valori.asp?menu=8a)
che io condivido appieno e che consiglio di visitare.
"L'Ascolto Attivo come tecnica per raggiungere la soddisfazione e il successo nella vita privata e professionale"
RispondiEliminaAngela Macrì, psicologa di comunità, docente nei corsi di formazione del FSE, è consulente psicopedagogico per un’Associazione no profit che lavora in collaborazione con il Comune e Provincia di Roma per iniziative legate al mondo dell’infanzia, si occupa anche della progettazione e della realizzazione degli interventi che l’Associazione promuove sul territorio.
Generalmente, quando pensiamo al concetto di comunicazione ci riferiamo molto spesso all’attività del parlare, dimenticando quella dell’ascoltare che è altrettanto importante.
LA COMUNICAZIONE E’ UNA STRADA A DUE SENSI!!
Vi è mai capitato, in alcune occasioni di aver ascoltato qualcuno e dopo che lui o lei ha finito di parlare vi siete resi conto di non aver la minima idea di quanto è stato detto?
In questa situazione possiamo dire piuttosto di aver udito ma non ascoltato.
UDIRE ATTO FISICO
ASCOLTARE AZIONE
INTELLETTUALE ED EMOTIVA
CHI ODE RICONOSCE I SUONI MENTRE CHI ASCOLTA CAPISCE COSA E’ STATO DETTO
Possiamo distinguere quattro tipi di ascolto:
ASCOLTO PASSIVO
E’ un tipo di ascolto inefficace, si riscontra quando si odono parole ed esse entrano in un orecchio ed escono dall’altro.
ASCOLTO SELETTIVO
L’ascolto più comune, si riscontra quando si sente solo quello che si vuole sentire, ossia si filtra il messaggio.
ASCOLTO RIFLESSIVO
Pone attenzione a tutto il messaggio, viene utilizzato per chiarire quanto viene detto. Lo scopo è di rinviare a chi parla quanto sta dicendo consentendogli di ottenere una nuova prospettiva su quanto ha comunicato in modo verbale o non verbale, dovrebbe aiutare a capire le idee, le frustrazioni i problemi degli altri senza esprimere giudizi. Nell’ascolto riflessivo chi ascolta è una cassa di risonanza di chi parla l’ascoltatore riflette, come uno specchio, le idee dell’interlocutore e lo aiuta ad affrontare il problema spesso più emotivo
ASCOLTO ATTIVO
E’ un metodo per migliorare la capacità di ascolto; è un feedback su quello che si è appena ascoltato che il ricevente dà alla sua fonte di comunicazione. L’ascoltatore risponde a chi parla basandosi su quanto ha compreso del messaggio che gli è stato inviato. In questo caso si parla anche di riformulazione è più utilizzato nelle riunioni di lavoro
Nell’Ascolto Attivo possiamo distinguere 5 tappe che devono essere considerate all’interno della tecnica
1. Ascoltare il contenuto, cioè cosa viene detto in termini di fatti e idee, se non fosse comprensibile fare domande per chiedere chiarimenti.
2. Capire le finalità, il significato emotivo di ciò di cui sta parlando il nostro interlocutore. Capire perché sta dicendo qualcosa. Possiamo aiutarci con alcune domande: Qual è l’esperienza di chi parla, qual è la sua posizione? Non deve esserci interpretazione.
3. Valutare la comunicazione non verbale, come qualcosa viene detto: il linguaggio del corpo, il tono di voce.
4. Controllare la propria comunicazione non verbale e i propri filtri, avere consapevolezza dei messaggi che si sta inviando con la propria comunicazione non verbale e delle reazioni a parole o atteggiamenti che comunica l’interlocutore.
5. Ascoltare con partecipazione e senza giudicare, cercare di mettersi nei suoi panni (mantenendo la consapevolezza di chi è il problema) e di capire che cosa influenza i suoi sentimenti, dimostrare di essere interessati a ciò che viene detto sospendendo il giudizio sulle parole e sulla persona.
La nostra capacità di ascolto può essere influenzata e ostacolata da:
I FILTRI EMOTIVI E MENTALI che distinguiamo in:
A) Filtri immediati:
Aspettative sull’argomento, l’interlocutore o la situazione
I rapporti con le persone con le quali comunichiamo: meno ci piace una persona più sarà difficile ascoltarla Più vi piace una persona più è difficile ascoltarla attivamente e obiettivamente. I rapporti personali, le opinioni positive o negative influenzano la comunicazione.
La situazione personale attuale, ciò che ci accade nella nostra vita privata influenza il nostro modo di vedere il mondo
Le emozioni (se ad esempio abbiamo avuto una discussione di lavoro e siamo ancora molto presi da ciò sarà opportuno non rispondere al telefono ed occuparsi per il momento di altre attività che ci permettano di distoglierci dall’evento
B) Filtri a lungo termine, intesi come i valori, la cultura, la religione di appartenenza……….
OSTACOLI ESTERNI ALL’ASCOLTO
Di tipo fisico qualcosa che vi può bloccare dal vedere l’interlocutore (sedere in fondo alla sala, una scrivania, il potare occhiali scuri………;
Il rumore e il movimento;
Gli ostacoli mentali (paura, preoccupazione, noia, sogni ad occhi aperti…..)
COME MIGLIORARE LA PROPRIA CAPACITA’ DI ASCOLTO
Vediamo ora gli aspetti da tenere in considerazione per cominciare a lavorare sulla nostra capacità di ascolto e che un po’ riassume quanto abbiamo detto.
Ascoltare l’intero messaggio sia la parte verbale sia quella non verbale per ottenere il massimo dalla comprensione (parole, tono di voce, movimenti del corpo….)
Controllate il vostro ambiente interno ed esterno (filtri e rumori o posizione nello spazio….)
Essere motivato, fare esercizio sull’ascolto attivo
Utilizzare l’Ascolto Attivo E L’Ascolto Riflessivo